École des chartes » ELEC » Notariado público y documento privado: de los orígenes al siglo XIV » Signum notarii: il caso di Perugia
[p. 1309]

[p. 1311] Signum notarii: il caso di Perugia

Nel quadro di una ricognizione sistematica di tutti i signa dei notai perugini e forestieri, i cui atti sono conservati nell’ Archivio di Stato di Perugia, ricognizione già da tempo avviata, per la presente ricerca sull’evoluzione del signum è stata presa in considerazione esclusivamente la documentazione dei secoli x, xi e xii, periodi nei quali si afferma l’istituto notarile. Sono stati analizzati 34 documenti, tutti appartenenti all’archivio dell’abbazia benedettina di S. Maria di Val di Ponte (Montelabbate), conservato nell’Archivio di Stato di Perugia. Quasi sempre incerta è la provenienza dei notai, individuati con il solo nominativo; del tutto ignoto il loro livello di preparazione professionale. Non è possibile esaminare, con una continuità significativa, la produzione dei notai qui studiati, non è possibile ricostruire di essi le vicende biografiche o l’iter professionale. Nella maggior parte dei casi, tutto ciò che resta è il nome che si legge nella subscriptio.

Per quanto riguarda la preparazione professionale, un movimento verso Bologna è documentato solo a partire dai primi anni del secolo [p. 1312] xiii, allorchè è presente ed operante nella città emiliana, come professionista e come maestro, Ranieri da Perugia. La presenza di Ranieri a Bologna lascia intuire tutto un movimento culturale focalizzato nella città emiliana; ma si tratta di una realtà documentabile in Umbria per periodi più tardi rispetto a quelli presi in considerazione in questa ricerca. Il «non meglio noto Bencivenne»1, da Spoleto o da Norcia che fosse, alla fine del primo trentennio del secolo xiii riportò in Umbria gli echi dell’insegnamento bolognese di Ranieri, anche se molto impoverito, nel quadro di quel fenomeno culturale che è stato chiamato «diaspora dello studio bolognese»2.

***

Per il secolo x è stato preso in considerazione un documento redatto a Perugia quasi certamente nel settembre del 9953, che reca la subscriptio: Ego Urso notario scripsit et complebit. Il signum di Urso consiste nella croce, tracciata con mano frettolosa, intersecata da due tratti che dal quarto di destra in alto discendono al quarto di sinistra in basso, probabile stilizzazione di subscripsi.

Per il secolo xi si sono presi in considerazione otto documenti di otto notai. Il primo, Actum in civitate Aretina il 9 ottobre 1050, reca la seguente subscriptio: Bonizo notarius scripsit et complevit. Il signum di Bonizo (fig. 1) è probabilmente il compendio fra il signum crucis e l’estrema stilizzazione del termine notarius. E’ noto che «attraverso una secolare elaborazione, che è possibile seguire fin dal vi secolo, alcune note tachigrafiche finiscono per diventare il simbolo, da un lato, di particolari forme di invocazione, dall’altro, dell’ufficio e delle funzioni dei notai, e appare, quindi, naturale che questi ad esse abbiano fatto ricorso quando, senza negare il valore di [p. 1313] invocazione al segno che precedeva l’indicazione della persona, di esso vollero anche fare un distintivo della loro autorità»4.

In altri due documenti, cronologicamente di poco successivi, è presente il signum crucis5. In uno, del settembre 1063, che reca la subscriptio Ego Adamo notario scripsi et complevi et retdidi, compare una croce con le due aste a forma serpentina (fig. 2); nell’altro, del dicembre 1064, sottoscritto Ego Rainerius notarius scripsi et complevi, il signum crucis è tracciato in maniera estremamente semplice. In un altro documento, del novembre 1064, sottoscritto Ego Iohannes notarius, il signum è costituito da disegnini6 a forma di ff o di ss. «Anche questi non sono capricci del rogatario, ma corrispondo no a conosciutissime note tironiane che simboleggiano le parole subscripsi e scripsi»7. E’ evidente che nel caso di Iohannes non può parlarsi di note tironiane vere e proprie; tuttavia, non può escludersi un vago richiamo, da parte del notaio, a qualcosa che era stato patrimonio culturale della propria professione.

In un documento del dicembre 1071, sottoscritto Ego Petrus notarius scripsi et complevi, sono presenti due signa più elaborati del signum di Bonizo, uno prima, l’altro dopo la subscriptio: mentre il primo costituisce il segno di tabellionato, il secondo è una pseudo nota tachigrafica, un segno ormai privo di ogni riferimento preciso (fig. 3). Il notaio traccia qualcosa che ha in mente, senza peraltro che egli stesso riesca a puntualizzarne il significato.

In un documento del marzo 1072, sottoscritto Ego Iohannes iudex sacri palatii apostolice sedis ut rogatus fui scripsi et complevi, è interessante notare che l’invocatio (In nomine Domini nostri Iesu Christi) è preceduta da una figura composta da quattro segni verticali e da quattro orizzontali sovrapposti, in modo da formare una cancellata, probabile riferimento al convento benedettino di Val di Ponte cui si riferisce il documento.

Un documento del novembre 1073, sottoscritto Ego Guido iudex [p. 1314] scripsi et complevi, presenta un signum crucis dalle aste rinforzate racchiuso in un cerchio, mentre la E di Ego ha i tratti ispessiti. L’ultimo documento del secolo xi preso in considerazione è del novembre 1097, reca la subscriptio Ego Iohannes notarius scripsi et complevi ed ha come signum la croce inserita in un cerchio.

Col secolo xii altri tre notai, Oddo, Ugo e Tebaldus, inseriscono il signum crucis in un cerchio, ma senza ispessimenti né della croce né dell’Ego. Del primo, Oddo, è stato preso in considerazione un documento del settembre 1109, sottoscritto Ego Oddo iudex scripsi et complevi. Del secondo, Ugo, si è esaminato un atto del luglio 1116, sottoscritto Ego Ugo iudex scripsi complevique. Del terzo, Tebaldus, un atto del gennaio 1118, sottoscritto Ego Tebaldus iudex scripsi et complevi. I tre signa sono semplici croci racchiuse in un cerchio.

Una certa attenzione merita il signum che si trova in un documento dell’ottobre 1123, sottoscritto Ego Stefanus notario scripsi subscripsi et complevi. Il signum che precede la completio ha la forma della L maiuscola col tratto verticale tagliato (fig. 4): probabile signum crucis tracciato in modo bizzarro.

Nella documentazione esaminata abbastanza numerosi sono i signa crucis che il notaio pone con sempre maggiore frequenza accanto al proprio nominativo. Per i nove anni dal 1131 al 1140 si sono presi in considerazione tre documenti. In uno di essi, dell’ottobre 1140, accanto alla subscriptio Iohannes notarius scripsit complevit non compare il signum; negli altri due i signa sono molto simili. Uno è del settembre 1131 e reca la subscriptio Ego Saracenus Dei gratia notarius scripsi et ad finem, l’altro è dell’aprile 1140 ed è sottoscritto Ego Homodei iudex scripsi et a[d] fine[m] perduxi. In entrambi il signum è costituito dalla croce inserita in un cerchio, con quattro S inserite nei quattro spazi liberi: il riferimento può essere fatto al verbo subscripsi ma anche al termine signum e, nel caso di Saracenus, forse anche all’iniziale del nome; Homodeus pone dei punti intorno alle S, due a sinistra in alto, tre a destra in alto ed a sinistra in basso, cinque a destra in basso.

Altri due signa sono semplici croci racchiuse in un cerchio. Il [p. 1315] documento del gennaio 1148 sottoscritto Complevique equidem Rodulfinus iudex ego, presenta un signum con due quarti — quello superiore destro e quello inferiore sinistro — inchiostrati; nell’altro documento, del giugno 1154, sottoscritto Ego Bernardus iudex scripsi et complevi, il signum ha un puntino in ciascuno dei quattro quarti. In un altro documento, del gennaio 1174, sottoscritto Ego Ildebrandus iudex scripsi et complevi, la croce racchiusa nel cerchio ha i tratti costitutivi rinforzati.

In un documento del 1158, rogato dal notaio Arnaldus, è presente nell’invocatio e nella completio una cancellata, del tipo di quella già vista nell’atto del marzo 1072 del notaio Iohannes. Nella cancellata dell’atto del 1158, in particolare, dopo il signum compare la scritta signum actum apud monasterium Sancte Marie (fig. 5). In un altro documento, del dicembre 1175, sottoscritto dallo stesso Arnaldus con la formula Signum Arnaldus notarius scripsi et complevi, la cancellata è costituita da due linee verticali e da due orizzontali racchiuse in un rettangolo. Questo signum è presente anche negli altri documenti rogati dallo stesso Arnaldus per il monastero di S. Maria di Val di Ponte, ma non in tutti. E’ probabile che il notaio, che pone la cancellata anche all’inizio del protocollo per identificare l’atto redatto per il monastero, la abbia poi adottata anche come signum personale.

In un documento dell’aprile 1183, sottoscritto Ego magister Atto iudex sacri palatii scripsi et perfeci, la croce racchiusa nel cerchio presenta il raddoppiamento del braccio orizzontale.

E’ stato osservato che «in qualche comune specialmente, al centro del signum campeggerà il pronome Ego ad indicare, quasi ve ne fosse bisogno, l’alta considerazione che il notaio ha ormai raggiunto di se stesso e della propria funzione»8. Nella documentazione perugina si segnalano, in particolare, tre tipi di raffigurazioni del pronome Ego. Uno è in un documento del giugno 1175, sottoscritto Ego Fuscardus notarius scripsi et complevi, e presenta la E ispessita. In un altro documento, del novembre 1180, sottoscritto Ego Siverius notarius [p. 1316] scripsi et complevi, la E è rinforzata ed allungata, mentre la lettera g ha il tratto discendente allungato. Più interessante è il terzo documento, datato febbraio 1183 e sottoscritto Ego Iohannes Sancte Romane Ecclesie comitatus Sabinensis iudex et notarius hanc cartulam propria manu scripsi. Il signum (fig. 6) è constituito da una croce dai bracci rinforzati; seguono poi un grande Ego dalle lettere ispessite e un cerchio nel quale sono bizzarramente inserite le lettere costituenti il nome del notaio, Iohannes.

In un documento della fine del secolo, dicembre 1194, sottoscritto Ego Petrus imperii notarius scripsi et complevi, la E di Ego è rinforzata ed ha l’ultimo tratto orizzontale allungato. Un altro documento, datato 11 ottobre 1195 e sottoscritto Ego Blancus notarius scripsi et complevi, presenta la E di Ego ingrandita e ha nell’invocatio delle losanghe racchiuse in un quadrato, seguite da una croce latina. Nella sottoscrizione di un documento dell’ottobre 1186, Ego Baro notarius rogatus subscripsi et complevi, il signum è costituito da una croce greca rinforzata con trattini, sovrapposta a una croce decussata rinforzata con pallini. Un altro esempio di signum crucis utilizzato come base per l’elaborazione del signum notarii è in un documento del 21 aprile 1194, sottoscritto Ego Petrus notarius scripsi precepto Rainaldi et voluntate utriusque partis et complevi: il signum consiste in una croce greca e una croce decussata sovrapposte, rinforzate con cerchietti. Il terzo è un documento del 24 aprile 1195, sottoscritto Ego Berardus notarius iussu Astuldi iudicis comunis Peruscii scripsi et in publicam formam reduxi subscripsi subscripsi subscripsi: il signum è costituito da una croce greca rinforzata con trattini, inserita in quattro semicerchi a loro volta racchiusi in un quadrato.

Dalla seconda metà del secolo xii cominciano a comparire signa particolarmente elaborati, nei quali ormai quasi nulla rimane dell’originario significato di signum crucis o di qualificazione professionale. Si tratta di disegni spesso abbastanza complessi, sempre molto originali, che in un prosieguo di tempo acquisiranno una particolare tipicità di attribuzione documentaria, segno di identificazione immediata e personale. A titolo semplicemente esemplificativo, si segnalano due di tali signa, rientranti nell’ambito cronologico della presente ricerca, [p. 1317] particolarmente eleganti: il signum del documento del 17 agosto 1184, sottoscritto Ego Rainerius iudex scripsi et complevi (fig. 7); il signum del documento del 2 luglio 1187, sottoscritto Ego Martinus iudex scripsi et complevi (fig. 8).

Una ricerca estesa al secolo xiii non avrebbe più senso: bisognerebbe riprodurre tutti i signa ed ammirarli come disegni. Si vuole, piuttosto, fare un’ultima osservazione: nella documentazione perugina più autica scarsissimi sono i signa parlanti. Se ne segnalano due del secolo xiii: uno in un documento del 7 luglio 1203, sottoscritto Ego magister Bertraimus sacri palatii notarius hoc instrumentum scripsi et ad publicam formam redegi; il notaio Bertraimus usa come signum il suo probabile autoritratto, una testa di uomo barbuto di grande espressività; un altro, del 22 maggio 1218, sottoscritto Ego Florensis divina gratia notarius rogatus scripsi et complevi; il notaio Florensis usa come signum tre fiori che fuoriescono da un vaso.

Concludendo, i signa dei notai i cui atti sono conservati nell’Archivio di Stato di Perugia possono essere raggruppati, per i secoli x, xi e xii, in quattro tipologie9:

  • signa che risentono di lontane influenze tachigrafiche (pseudo note);
  • signa crucis;
  • signa con Ego;
  • signa elaborati.

Le scarne considerazioni che possono trarsi dall’esame della documentazione conservata per i secoli predetti, non possono che ripercorrere quanto è già stato osservato da vari studiosi relativamente all’enuclearsi da parte del notaio di una precisa volontà di incentrase nella propria persona la responsabilità dell’atto prodotto, concentrando nel signum notarii — che egli deriva dall’originario signum crucis o dalla sua stessa qualifica di notaio — il fulcro della propria identità professionale.

[p. 1318]
Fig. 1
[p. 1319]
Fig. 2
[p. 1320]
Fig. 3
[p. 1321] Fig. 4
[p. 1322]
Fig. 5
[p. 1323]
Fig. 6
[p. 1324]
Fig. 7
[p. 1325]
Fig. 8

1 G. Bronzino, Introduzione a Bencivenne, Ars notarie, Bologna, 1956, p. IX.

2 G. Bronzino, ibid., p. X.

3 Questa data e l’autenticità del documento, sostenute dal De Donato (Le più antiche carte dell’abbazia di S. Maria di Val di Ponte, 1, a cura di Vittorio De Donato; Roma, 1963, pp. 4-5), sono senz’altro da accogliere, contro la diversa datazione e la riserva circa l’autenticità avanzate da Francesco Briganti in L’Umbria nella storia del notariato italiano; Perugia, 1958, p. 19.

4 Giorgio Costamagna, Il notaio a Genova tra prestigio e potere, Roma, 1970, p. 140.

5 G. Costamagna, Ibid., p. 141.

6 G. Costamagna, Alle origini del notariato italiano, Roma, 1975, p. 252.

7 G. Costamagna, Ibid., p. 252 cit.

8 G. Costamagna, Ibid., p. 253.

9 E’ noto che un attento studio dei signa dei notai milanesi del secolo xii si trova in F. de Santis, I notai milanesi del xii secolo, tesi di laurea, Università degli studi di Milano, anno accademico 1968-69. V. anche Alberto Liva, Notariato e documento notarile a Milano — Dall’alto Medioevo alla fine del Settecento, Roma, 1979, pp. 66-68.